Parlando con i suoi discepoli di varie speculazioni filosofiche in gran voga ai suoi tempi, il Buddha formulò le seguenti osservazioni sulla conoscenza delle cose di cui dispone il Tathagata:

Ai suoi tempi, il Buddha formulò le seguenti osservazioni sulla conoscenza delle cose di cui dispone il Tathagata:

Ciò egli sa, e sa anche altre cose che sono assai migliori ed assai al di là di tali speculazioni; e pur possedendo tale conoscenza non si inorgoglisce; e così incontaminato ha realizzato nel proprio cuore (mente), il modo di sottrarvisi; ha compreso ciò che realmente sono, il sorgere e il dileguarsi di sensazioni, con il loro dolce sapore e con i loro pericoli; sa che non ci si può più affidare ad esse, che non si deve aspirare a quelle cose che gli uomini desiderano ardentemente: per questo il Tathagata è libero. Vi sono invece altre cose, profonde, difficili da realizzare e difficili da comprendere, rasserenanti, soavi, che non possono venire afferrate per mezzo della logica, sottili, comprensibili soltanto al saggio; e queste cose il Tathagata, avendole realizzate e vedute chiaramente, ha esposto; ed è di queste che devono parlare coloro che rettamente lodano il Tathagata in armonia con la verità

Le virtù per le quali doveva venire lodato il Tathagata non derivavano, è chiaro, dalla speculazione e dal ragionamento analitico.

La sua visione intellettuale era acuta e lungimirante non meno di quella dei suoi contemporanei; ma egli era dotato di una facoltà superiore, la forza di volontà, esercitata in tutta la sua piena capacità per apportare tutte le virtù che appartenevano all’intera condizione di Tathagata.

E, naturalmente, egli non aveva bisogno di affrontare i problemi metafisici sollevati dai filosofi dei suoi tempi: tali problemi infatti erano già stati risolti in lui, quando aveva conquistato la libertà spirituale e la serenità, in tutta la loro interezza, nel loro aspetto sintetico, e non già in modo parziale o frammentario, come sarebbe avvenuto invece se si fossero presentati alla cognizione del Buddha come problemi filosofici.

È in questa luce che si deve leggere questo Sutra.

Non bisogna, quindi, pensare al Buddha come ad un essere superiore, che ha una grande conoscenza per motivi mistici o spirituali. La sua conoscenza deriva dalla intensa pratica della Meditazione Zen.

Chiunque, seguendo lo stesso percorso con il giusto spirito di sacrificio e umiltà, può giungere alla stessa comprensione, attraverso la costante pratica della Meditazione Zen con la guida di un Maestro accreditato e che abbia a sua volta fatto lo stesso, avendo ricevuto quel riconoscimento che soltanto praticando cuore a cuore con un Maestro della tradizione nella linea ininterrotta di trasmissione da Maestro a Discepolo fino al Buddha stesso.