Simbolo supremo dell’arte Zen è l’Ensō, il cerchio.
Yamamoto Genpo (1886 -1961) – ENSŌ, Inchiostro su carta
C’è un Daruma seduto dentro un Ensō.
Yamamoto Genpo con semplici pennellate ci dice: “quel Daruma è seduto in un Dōjō che è una luna d’acqua”. L’Ensō di Genpo contiene un profondo insegnamento: il Dōjō, il luogo in cui ci si allena e si ricerca l’illuminazione, è come una luna riflessa nell’acqua; attenzione, quindi, a non cadere nel vortice dell’illusione ed a confondere il visibile con l’invisibile, la realtà con l’illusione.
L’Ensō è un soggetto molto comune della calligrafia giapponese, simboleggia la pienezza dell’illuminazione ed in qualche modo l’universo stesso. L’illuminazione, potremmo dire la consapevolezza dell’esistere, è come la “luminosa luna piena”, oppure come un “grande specchio tondo”. L’Ensō, simbolo sacro nel Buddhismo Zen, talvolta è chiamato “Il cerchio dell’Illuminazione”.
I due ideogrammi, Kanji, che compongono la parola Ensō, si possono leggere “Cerchio reciproco” o “Cerchio di vicinanza”. Nella pittura Zen, così come nell’arte della calligrafia, l’Ensō simboleggia il momento in cui la mente, mushin (senza pensiero), è libera di lasciare che l’insieme corpo-spirito attinga dal vasto campo della creatività.
La realizzazione del Cerchio Zen, metafora dell’assoluto, è un esercizio praticato regolarmente dai Maestri Zen e da molti artisti calligrafi che ne fanno una sorta di diario spirituale, realizzandone ogni giorno uno.
Realizzare un Ensō con un grande pennello è un’esperienza entusiasmante!
E’ un pò come quando da bambini si faceva la ruota, una sorta di danza Sufi. Dura qualche istante, ma il momento esatto in cui il pennello poggia sulla carta di riso è un momento magico, ci si sente quasi sospesi, in un tempo senza tempo. Di fatto, a differenza di quando si scrive un ideogramma, non ci sono regole formali che ne determinano la corretta esecuzione, il cerchio può essere chiuso o aperto, tracciato con pennellate spesse o sottili, iniziando dall’alto o dal basso, con la rotazione a destra o a sinistra. Ci possono essere scritte di accompagnamento, ma non sono necessarie, oppure, semplicemente, l’indicazione della data di esecuzione.
Di fatto, come per ogni opera di calligrafia, il gesto è uno, unico ed irripetibile; non vi è possibilità di correzione. Rappresenta il qui ed ora dello spirito in quel preciso momento.
La forma circolare dell’Ensō ci avvicina a quella che nella simbologia buddhista è un’immagine circolare fortemente rappresentativa, si tratta della ruota del Dharma. Possiamo paragonare l’Ensō alla ruota del Dharma dove il mozzo, il perno centrale della ruota, rappresenta la disciplina, i raggi la saggezza che si espande ed il cerchio la concentrazione.
Ci sono altre immagini che vengono alla mente guardando un Ensō, una è quella dell’Uroboro, un simbolo antico che raffigura un serpente o un drago che si morde la propria coda formando un cerchio senza fine. Rappresenta la natura ciclica dell’universo in continua autorigenerazione e si ritrova nella cultura atzeca e nei geroglifici egizi. Di seguito alcune immagini.
Altra immagine è l’atomo. Questa foto storica, rappresenta il nucleo dell’atomo di idrogeno. E’ evidente la struttura circolare che richiama l’ Ensō.
ALTRI ESEMPI DI MAESTRI
DAIDO BUNKA (1680-1752)
E’ stato uno dei primi Maestri a realizzare l’Enso, un soggetto a lui molto affine, che ripeteva spesso. Qui un bellissimo esempio.
TOREI ENJI (1721-1792) discepolo di Hakuin
Il testo calligrafato accanto al cerchio, riferendosi alla nascita del Buddha, dice: “in cielo e sulla terra, io solo sono degno di onore “. Improvvisamente tutti i dubbi sono risolti.
Il cerchio zen rappresenta questa esperienza fortemente trasformativa: sentirsi completamente vuoto e allo stesso tempo perfettamente pieno, infinito consapevole. Nella scritta le parole del Buddha: ognuno di noi è una piccola miniatura dell’universo intero e nei nostri corpi tutto vi è tutto l’universo.
NANTENBO (1839-1925)
Il maestro Zen Nantembo è stato molto influente. Nato Tojyu Zanchu in una famiglia di samurai, acquisì il suo soprannome in riferimento al suo grande bastone (‘bo’) di un tipo di bambù (‘nanten’) che apparentemente brandì come arma di intimidazione utilizzandolo direttamente sui tirocinanti. E’ conosciuto per la sua rigorosa formazione e aderenza ai severi principi Zen. Di seguito una delle sue opere:
Come ultimo esempio propongo umilmente un Ensō realizzato da me una oltre dieci di anni fa, in occasione di una presentazione dello Shodō, arte della calligrafia orientale.