Sempre più spesso viene chiesto il significato del gesto con le mani in posizione di Gassho quando si saluta.
In genere e molto semplicemente, la risposta che si potrebbe dare è semplicemente che è un gesto di saluto molto antico in India ed in Oriente, antecedente lo stesso Buddha, e lo utilizziamo per lo stesso motivo.
Il significato di salutare in questo modo, al di là della posizione esatta delle mani, l’angolo delle braccia e dei polsi e palmi e di come unire le mani, è estremamente profondo.
Unire le mani indica l’unire mente, corpo e spirito, attraverso le valenze delle mani e della mente; da sempre la sinistra rappresenta il cuore, la parte irrazionale ed istintiva della nostra mente, la destra la razionalità e la forza del corpo – in senso propriamente fisico -. Unendo i palmi riportiamo tutto all’unità, all’essere unicità nella pur separatezza dei due.
Questo vuole indicare che stiamo salutando o accingendoci a fare qualcosa con tutto noi stessi, senza separazione di un solo capello, perché, come dice il Maestro Dogen Zenji nel suo testo Fukanzazengi: “Se c’è un solo capello di differenza, la distanza è quella tra cielo e terra; non appena sorge la minima preferenza o ripulsa, tutto si confonde e la mente è perduta”.
Ma ancora potremmo paragonarli allo Yin e Yang del Taoismo, in cui bene e male si fondono in una sola essenza, ma mantenendo nel contempo la loro peculiarità, così che non sempre il bene è bene e viceversa non sempre il male è tale.
Per un praticante Zen rappresenta tutta la propria pratica, tutta la nostra presenza in essa e nel flusso costante della vita e del qui ed ora.