RESET! Fuori dalla bolla – torna alla condizione originaria. Vivere dentro una bolla, dove tutto è su misura, confortevole e tranquillizzante può essere un’aspirazione, molto seducente.
Ma, non si può non prendere in considerazione l’altro lato della luna, quello non illuminato…
Uno sguardo agli studi e all’attenta critica mossa dall’attivista internet Eli Parisier possono essere illuminanti. Parisier nel suo libro “The Filter Bubble: what internet is hiding from us”, parla della filter bubble, una bolla di filtraggio, utilizzata dai siti internet, da google e dai social come Facebook. La bolla filtra le notizie sulla rete.
Grazie a questo sistema, il comportamento dell’utente internet viene studiato e, attraverso una serie di algoritmi, vengono distillate per lui informazioni su misura. Le notizie vengono rese conformi al suo pensiero, alla sua ideologia ed al suo comportamento.
L’algoritmo dei social, ricordando le nostre scelte passate, ci costringe ad essere informati solo sulle cose che ci piacciono, proponendoci notizie, concetti e amici che dicono e fanno solo quello che ci mantiene nella nostra comfort zone.
Non dimentico la sensazione di spaesamento la prima volta che ho aperto la mia pagina facebook. Era come specchiarmi in uno specchio distorto, rimandava un riflesso di me che non riconoscevo. Il mio profilo in una griglia, ingabbiato in un occhio che non era propriamente il mio.
Che cosa contiene l’altra metà del cielo? Esistono pensieri differenti dai nostri, scomodi ed irritanti.
L’antico concetto caro alla filosofia taoista dello ying e dello yang ci insegna che, naturalmente, laddove c’è il buio non può non esserci almeno una fioca luce e, viceversa, laddove splende il sole una leggera oscurità è da venire; in un fluire continuo questa alternanza sancisce l’immutabile legge del mutamento.
Una possibile soluzione potrebbe essere la seguente:
Reset! Ritorno al punto zero, alla condizione originaria, là dove tutto è ancora avverabile.
Non più luoghi, concetti, amici, notizie simili a ciò che possa renderci ancora più simili a noi stessi, ma un qualcosa di rivoluzionario: l’ambizione di camminare una strada non battuta, assaggiare un gusto che non piace, l’amaro delle verdure di stagione, non sempre il solito dolce e confortevole sapore.
Andare ad esplorare quel vuoto, pieno di possibilità è la sfida proposta e messa in pratica da un sincero praticante zen, che non necessariamente deve rifugiarsi sul picco della montagna, ma deve, consapevolmente, vivere nel presente. Innanzitutto sapere e chiedersi, a cosa rinunciamo quando siamo on-line? Alzare lo sguardo e incontrare gli occhi di un altro, un confronto faccia a faccia. Gli occhi che spaziano all’orizzonte, le emozioni che si sentono sulla pelle. Affinché si possano creare le condizioni che permettano alla creatività di germogliare, si deve creare un vuoto, uno spazio del silenzio.
La pratica dello Zazen, il silenzio e l’immobilità, sono una risposta efficace.
Noi, pieni d’illusioni confortevoli, siamo chiamati a diventare ku, vuoto a vivere un eterno presente. E in un attimo non c’è più separazione tra corpo e mente.