Quando è che raggiungiamo la nostra perfezione?
Praticare la meditazione Zen Zazen equivale alla ricerca della verità e della propria perfezione nella vita della presenza del qui ed ora.
La raggiungeremo solo quando saremo disposti ad accettare la nostra imperfezione, perché non c’è nulla in questo universo che non muti costantemente, e così anche la nostra perfezione non è mai costante, ma è assoluta imperfezione.
Per imparare il giardinaggio, un re si recò da un Maestro Zen, che lo istruì per tre anni.
Il re aveva un giardino grande e meraviglioso, nel quale erano impiegati molti giardinieri, e qualsiasi cosa dicesse il Maestro il re la realizzava. Al termine dei tre anni, il giardino era finito ed il re invitò il Maestro a visitarlo.
Il re era molto in apprensione, perché quel Maestro era severo ed inflessibile. Avrebbe apprezzato l’opera? Avrebbe detto che aveva compreso l’insegnamento? Lo riteneva una sorta di esame. Pertanto utilizzò ogni cura perché il giardino fosse compiuto e perfetto e nulla venisse lasciato a metà. Solo allora il re fece venire il Maestro.
Appena giunto il Maestro si rattristò. Si guardò intorno, andò da un lato all’altro del giardino, e il suo volto si fece sempre più serio.
Il re ne era spaventato: non lo aveva mai visto così serio: scuoteva continuamente la testa e diceva di no, fra sé e sé. Alla fine, il re non poté trattenersi dal chiedere: “Cosa c’è che non va, Maestro? La perfezione di questo giardino è frutto dei tuoi insegnamenti”.
Il Maestro replicò: “Questo giardino è troppo rifinito, così completo che è morto.”
Fuori dal giardino erano ammucchiate tutte le foglie secche, il Maestro corse fuori, andò a prenderne un secchio e le sparpagliò al vento, che le prese e le sparse nel giardino. Il Maestro a questo punto disse: “Guarda ora la perfezione di questo giardino!”