La Meditazione nella vita quotidiana, il Samu.
Come portare la pratica della meditazione nella vita quotidiana.

La meditazione zazen, una volta lasciatoci alle spalle il luogo dove pratichiamo abitualmente, diventa difficile da mettere in pratica nel nostro quotidiano.

Per questo ci viene incontro la meditazione “Samu”.

Potremmo definire questa forma di meditazione, detta più semplicemente Samu, come il prendersi cura di ciò che deve essere curato. Questa è la nostra vita e pratica. Prendersi cura della vita degli esseri e della vita di tutte le cose. Questa è questa via. Questo è ciò che essa richiede.

Il Samu ( ) più semplicemente possiamo dire che definisce le mansioni svolte negli spazi interni o esterni del luogo di pratica, da parte dei praticanti monaci o laici che siano senza alcuna differenza.

Detto così può sembrare qualcosa di collegato al nostro ordinario modo di stare in ufficio oppure al lavoro che quotidianamente svolgiamo.

Esso, invece, è l’espressione della meditazione zazen attraverso il lavoro quotidiano.

Senza il Samu, la pratica Zen sarebbe completamente avulsa dalla vita di tutti i giorni. Al contrario, esso invece rappresenta il vero e proprio collegamento tra i due.

Per poter comprendere meglio più il concetto del Samu, possiamo utilizzare la storia di un Maestro che insegna ad un allievo. In essa è narrata la vicenda di un Maestro che passeggia in un parco insieme ad un allievo.

“Un Maestro cammina nel parco accompagnato da un allievo. È una giornata ventosa d’autunno e le foglie cominciano a cadere.

Cadono le foglie, il Maestro si piega a raccoglierne alcune e se le mette in tasca. Il novizio lo guarda e gli dice che l’indomani mattina un incaricato avrebbe pensato alla pulizia del luogo.

Il Maestro risponde al novizio: “C’è un pulire che renderà definitivamente pulito questo luogo? Se io prendo una semplice foglia alla volta, ce ne sarà una di meno e sarà più pulito comunque. Se non lo facessi ci sarebbero foglie in più

Il novizio non ascolta il Maestro e gli replica: “Ma ci sono tantissime foglie che stanno cadendo. Voi ne prendete una e un’altra cade, tante altre ne cadono. Quando mai finirete il vostro lavoro?

Il Maestro risponde: “Le foglie non cadono necessariamente al suolo, ma nella mente. Io mi contento di raccogliere quelle che cadono nella mente. Alla fine avrò pulito tutto”.

Questo fa comprendere come lo spirito del Samu non sia sicuramente quello di pulire gli spazi deputati alla pratica; è anche quello.

Fondamentalmente deve rappresentare un modo per imparare a restare presenti a noi stessi in qualunque momento della giornata.

E’ lo spirito di zazen in tutte le azioni della vita quotidiana: servire gli altri, preparare il cibo, pulire, coltivare l’orto ecc.

Il Maestro Hakuin Zenji disse: “La pratica nella vita quotidiana vale 10.000 volte la pratica seduta. Hai bisogno di una concentrazione completa per diventare uno con il lavoro. Quindi lavorare sulla concentrazione durante il Samu rinforza la tua concentrazione in Zazen molto più velocemente. Non invischiarsi in pensieri non necessari funziona bene. Quando entrano pensieri estranei è difficile lavorare bene. Per questo è possibile durante la concentrazione nel lavoro quotidiano incontrare la propria energia vitale vera.

La nostra pratica in virtù di quanto detto dal Maestro Hakuin Zenji, non può limitarsi al tempo trascorso nella sala dove sediamo in zazen, o a quello che riusciamo a dedicare a volte a casa nostra.

Si potrebbe pensare che questo possa essere poco indicato per chi sta approcciando alla pratica, della quale sta ancora acquisendo i suoi primi basilari rudimenti. Mentre siamo ancora presi dall’imparare il corretto modo di sedere e di respirare, non è facile mantenere la stessa presenza e concentrazione al di fuori dei momenti al Dojo. Potrebbe sembrare che sia meglio un altro momento.

Al contrario, questo proprio è il momento.

Nello zen non esiste il momento giusto, esiste solo il qui e ora.

La pratica meditativa del Samu ha l’obbiettivo di svolgere le azioni quotidiane, restando presenti nel qui e ora, con la supervisione di chi ha già vissuto questa esperienza.

Questa meditazione è un confronto diretto con noi stessi, svolgendo compiti che spesso ci infastidisce fare. Spolverare, quanto pulire i bagni, lavare il pavimento, ripulire il giardino.

Il Maestro della storia è stato molto semplice nell’esprimersi: “raccolgo le foglie che cadono nella mente”. Evitiamo di pensare di pulire per “lucidare la tegola”, come diceva il Maestro Baso. Nemmeno per togliere lo sporco, lo sporco esiste solo nella nostra mente. Puliamo per essere presenti a quel che facciamo.

Procedendo in questo modo, trasformiamo quello che può apparire un ingrato compito o un dovere forzato, e una volta tornati nella nostra vita quotidiana, ognuno di noi può trovare in ogni piccola attività la pace meravigliosa della consapevolezza.

Bisogna metterci impegno, ovviamente. Pulire le foglie della mente, significa metterci la massima attenzione, nel più assoluto silenzio. Nulla cambia rispetto alla pratica seduta.

Fare attenzione ai più piccoli dettagli, la ragnatela nell’angolo, quanto i vetri da lucidare, spazzare gli spazi esterni, o manutenere le aiuole. Più cura e attenzione mettiamo in queste cose, più ne metteremo nella nostra quotidianità e nella pratica seduta.

È per questo motivo che ogni sabato di pratica, dopo la meditazione seduta e la recitazione dei Sutra, tutti siamo coinvolti nel Samu.

L’energia collettiva di tutti i praticanti in questa pratica, ha fatto in modo che siano potuti sorgere Templi e Monasteri Zen di tutto il mondo. Così è anche per il tempio Zen di Napoli Ten Shin.

Personalmente ritengo questa forma di meditazione estremamente efficace, e rilassante. Concentrarsi solo su quello che si sta facendo manualmente rende l’attimo più piacevole e pieno di intensità e vita.

Penso sia una pratica fondamentale per creare serenità e armonia in una comunità.
Ti aspettiamo per provare questa stupenda forma di meditazione, tramandata dal Buddha stesso ai suoi discepoli oltre 2500 anni fa.

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