“Chiarire il mistero della vita e della morte è la più importante questione per coloro che seguono la Via del Buddha.”
Inizia così uno dei più importanti testi della Scuola Soto Zen, lo Shushogi.
Composto di 33 piccoli versetti in epoca Meiji per spiegare le basi della pratica.
Cosa c’è da chiarire? Ma più importante, come chiarire?
Lo spiega oltre, nello stesso versetto, dove è scritto che “Se il Buddha è nella nascita e nella morte, non c’è nascita e morte. Semplicemente capire che la nascita e la morte sono in sé nirvana.”
Questo lo si può comprendere e chiarire solo attraverso la pratica della Meditazione Zazen; praticando la stessa attività del Buddha, si arriva alla sua stessa comprensione: accettare la vita di ogni istante e lasciar andare. Capire che nulla è sempre uguale, ma che tutto è in perenne trasformazione, istante dopo istante, anche noi stessi cambiamo in un secondo.
Quindi, bisogna avere la propensione alla trasformazione, e questa propensione alla trasformazione ci avvicina alla natura.
Buddha ne parla, dicendo che tutto ciò che è composto muta, si trasforma e tutto ciò che si trasforma ci crea disagio. Dice anche che tutto ciò che è dotato di personalità propria in realtà ne è sprovvisto, in quanto si tratterebbe solo di attaccamento al nostro ego dell’istante prima.
Il Buddha conclude dicendo che non c’è di che preoccuparsi, in quanto è da sempre così.
In parole povere in questo universo nulla si crea o distrugge (un concetto ormai assunto anche dalla fisica), ma tutto si trasforma.
La soluzione? Lasciar andare (Shin Jin Datsu Raku).
Questo è il Nirvana.